Giovanni Maria Nanino

(1544ca.-1607)

Nato a Tivoli da famiglia di origine valleranese (prov. di Viterbo), fu fanciullo cantore nella cappella musicale del Duomo di Tivoli. Al servizio del cardinale Ippolito II d’Este nell’anno 1562 fu poi cantore nella cappella Giulia in Vaticano (1566-1568) e quindi maestro di cappella nella Basilica di S. Maria Maggiore (1571-1575) e nella chiesa di S. Luigi dei Francesi (1575-1577). Il 27 ottobre 1577 venne ammesso tra i cantori della Cappella musicale Pontificia, ricoprendo più volte incarichi di gestione interna, di rappresentanza e venendo eletto per almeno tre anni alla carica di magister cappellae (1597 [?], 1598, 1604, 1605).
Visse intensamente la vita culturale e musicale della Roma tardo-rinascimentale frequentando i «mirabili concerti» che si tenevano alla Trinità dei Pellegrini e partecipando alla costituzione della Confraternita de’ musici sotto l’invocazione di s. Cecilia, nucleo originario dell’attuale Conservatorio romano.
Personaggio singolarmente apprezzato dai contemporanei, rivela una molteplicità di interessi e di orientamenti stilistici che lo indicano conoscitore profondo della polifonia fiamminga, divulgatore autorevole del nuovo stile romano (palestriniano), elaboratore del madrigale e del canone, ispiratore della nascente monodia accompagnata annunciatrice dell’imminente Barocco musicale.
Ad una discreta produzione associò una intensa attività didattica che lo vide maestro di buona parte dei più noti esponenti della scuola musicale romana tardocinquecentesca (Francesco Soriano, Gregorio Allegri, Felice Anerio, Ruggero Giovannelli, ed altri) e che gli procurò presto fama ed ammirazione tali da far nascere la leggenda di una presunta «prima scuola pubblica di musica» fondata insieme al fratello Giovanni Bernardino Nanino con la collaborazione di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Al di là di questo dato leggendario, Nanino e Palestrina furono amici e colleghi e l’indomani della scomparsa del Princeps Musicae, Nanino seppe degnamente collocarsi come musicista rappresentativo della scuola romana nel decennio successivo.
Morì in Roma l’11 marzo 1607 e fu sepolto nella chiesa di S. Luigi dei Francesi, nel pavimento avanti la cappella di S. Matteo, decorata, pochi anni prima, con tre capolavori da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.